sabato 28 gennaio 2012

Pinocchio il burattino di ferro

L'anno va avanti e le pinocchiate con cui mi intrattengo diventano sempre più copiose (ancora una volta ricordo che le pinocchiate sono storie scritte da autori diversi da Collodi che hanno per protagonista Pinocchio)!

 Sceneggiatura e disegni: Tomonori Taniguchi
Editore: Donzelli Editore
Data di uscita: Luglio 2011
N° Pagine: 40
Prezzo: € 19,00

Le vicende narrate da Carlo Collodi nel romanzo “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino”, dove un burattino di legno, irresponsabile e bugiardo, dopo aver affrontato varie vicissitudini, si trasforma in un ragazzo in carne e ossa saggio e buono, sono ormai patrimonio della letteratura mondiale, ma cosa sarebbe successo se Pinocchio fosse stato di ferro e non di legno, se, invece di diventare un bambino, fosse rimasto un burattino e in questa condizione avesse trovato un modo tutto suo per essere felice?
A queste domande risponde “Pinocchio. Il burattino di ferro”, libro dell'illustratore e pittore di Osaka Tomonori Taniguchi edito dalla romana Donzelli Editore.
Questo volume di grandi dimensioni, pervaso da atmosfere tetre e cupe rese dall'autore giapponese attraverso l'uso di colori acrilici, rivisita la storia di Collodi, a centotrenta anni dalla sua prima uscita sul «Giornale per i bambini», e mostra al lettore un Pinocchio fatto di ferro che, cacciato da un circo situato in una selva buia perché arrugginito, dopo molto peregrinare, si reinventa e trova una ragione alla propria esistenza nel fare spettacoli per gli animali che popolano la foresta.
A questo punto un colpo di scena inaspettato sorprenderà e lascerà a bocca aperta tutti i lettori.
Questa avventura, incentrata su tematiche come la capacità di sognare e la voglia di vivere e di essere liberi, mette in risalto le notevoli doti pittoriche di Taniguchi.
Le quaranta tavole realizzate ad acrilico che compongono l'opera, nonostante siano buie e scure, narrano una vicenda solare e positiva che si conclude in un modo molto gioioso.
Un'altra differenza rispetto alla trama del romanzo di Collodi, fondamentale per lo sviluppo della vicenda, sta nel fatto che il corpo di Pinocchio non è di legno bensì di ferro.
Questa caratteristica sarà la molla scatenante che darà inizio alla storia e farà in modo che, dopo numerose peripezie del protagonista, la narrazione si concluda con un lieto fine.
La presenza di brevi parti di testo scritto poi aiuterà chiunque voglia leggere quest'albo, anche i più giovani, a comprendere maggiormente un racconto che, in un periodo buio di crisi, è un incentivo e un inno alla speranza in un mondo migliore e in una condizione sociale e personale all'altezza delle più rosee aspettative dell'uomo.

martedì 24 gennaio 2012

Come andò

Pinocchio impiccato
Ugo Fleres
Il 7 luglio 1881 uscì il primo numero del «Giornale per i bambini».
Aveva 16 pagine e, a pagina 3, presentava la prima puntata, 2 capitoli, de "La storia di un burattino".
Carlo Lorenzini raccontava di Pinocchio con sufficienza e fastidio, tanto che, inviando a Martini i primi due capitoli, aveva scritto:
«Ti mando questa bambinata… fanne quello che vuoi ma se la pubblichi pagamela bene per invogliarmi a seguitarla».
Collodi continuò a scrivere fino al capitolo XV, dove, con un asterisco, avvertiva che si trattava di «continuazione e fine».
Ma il 16 febbraio del 1882 la storia continua con il titolo "Le avventure di Pinocchio" e per la prima volta si fa ricorso all’illustrazione.
Le puntate uscite nel 1881, infatti, erano state pubblicate senza illustrazioni specifiche utilizzando, per i disegni, cliché di repertorio.
L’incarico di illustrare la storia viene dato a Ugo Fleres, che dedica la prima illustrazione a Pinocchio impiccato, trait d’union con la prima parte delle Avventure.
Fleres eseguì almeno sei disegni riferiti a Pinocchio.
Il 25 gennaio 1883 Collodi terminava la sua opera e pochi giorni dopo, in febbraio, esce il libro "Le Avventure di Pinocchio. Storia di un burattino" edito da Felice Paggi editore e libraio di Firenze.
Il volume è illustrato da Enrico Mazzanti.
Quello di Mazzanti è l’unico Pinocchio disegnato, mentre Collodi è ancora in vita.
L’autore e l’illustratore erano legati da una vecchissima collaborazione e da viva amicizia.
Sembra probabile, quindi, che l’immagine di Pinocchio abbia avuto il beneplacito dell’autore e che possa considerarsi una sorta di versione autentica.
L’editore Bemporad, che successe a Felice Paggi nella conduzione della casa editrice, nonostante il successo dell’edizione, provava una grande insoddisfazione e si prodigava in tentativi «per migliorare il prodotto».
Nel 1895 l’opera è alla sua decima edizione e, ai disegni di Mazzanti, si affiancano le immagini di Giuseppe Magni, dignitoso professionista della casa editrice Bemporad.
Magni mette in bella copia le tavole più deboli del Mazzanti.
La coppia Mazzanti Magni arriva alla 18a edizione, quando nel 1901 esce il Pinocchio disegnato da Carlo Chiostri.
Chiostri dà per primo un’immagine completa e definitiva al burattino di Collodi.
In una delle tante edizioni illustrate dal Chiostri, in copertina, aveva fatto il suo esordio Attilio Mussino.
L’opera di Mussino è un’opera di differenziazione, quasi di riscrittura, che l'autore porterà fino in fondo con la famosa edizione del 1911, la prima a colori, la prima di lusso, la prima a «tradire» Collodi.
Mussino sperimenta a fondo la sua abilità, scavando e indagando nella cultura grafica del suo tempo.
Non si limita al disegno di complemento o di accompagnamento al testo, ma costruisce sequenze di immagini quasi cinematografiche.
L’edizione di Mussino ebbe un grandissimo successo e molte riduzioni e adattamenti.
Può essere considerata l’«edizione principe» del XX secolo.
Nonostante il successo la ricerca di un rinnovamento dell’immagine di Pinocchio continua.
Nel 1921 Bemporad lancia un’edizione che, dopo la copertina, illustrata da Mussino contiene 23 disegni di Sto, all'anagrafe Sergio Tofano.
L’edizione raffinata, scarna, essenziale, forse, troppo diversificata dall’immagine di Pinocchio allora dominante, non ebbe successo di pubblico e non venne più riproposta.
Fin dagli inizi del secolo, ma in realtà anche prima, erano nati intorno al romanzo principale una serie di surrogati.
La saga dei Pinocchi si conclude con "La promessa sposa di Pinocchio", edita da Marzocco, 1939.
Sono brutti tempi.
La casa editrice Bemporad ha cambiato nome per le leggi razziali e per Pinocchio i brutti tempi erano incominciati una quindicina di anni prima, quando Alberto Mottura aveva riscritto "Nuove straordinarie avventure del celebre burattino (Come le narrerebbe oggi il Collodi ai Balilla d’Italia)", Edizioni «La diffusione», Roma, illustrato da Filiberto Scarpelli.
Con l’avvicinarsi della seconda guerra mondiale la casa editrice Bemporad, ora Marzocco, cessa di possedere l’esclusiva delle Avventure.
Tra gli artisti che si sono avvicinati occasionalmente a Pinocchio citiamo: Antonio Rubino, Nasica, Duilio Cambellotti, Golia.
In questa carrellata riserviamo uno spazio anche al fumetto: Vecchi e Nerbini pubblicano due giornali a fumetti dal titolo "Pinocchio", disegnati da Carlo Cossio il primo e da Giorgio Scudellari il secondo.
Nel 1945 anche Garzanti pubblica un giornale dallo stesso titolo e ne dà la direzione a Bruno Angoletta.
Gli anni cinquanta portano nuovi problemi: l’editoria per ragazzi si deve confrontare con i nuovi mezzi di acculturazione, cioè il cinema, la radio, ma soprattutto la televisione.
C’è il diffondersi di un’editoria di pronto consumo, senza tante pretese culturali.
Ne deriva un’editoria di secondo piano con un’illustrazione di secondo piano.
Gli anni cinquanta e sessanta non offrono risultati di grande interesse, escludendo il lavoro di Leonardo Mattioli che illustra Pinocchio nel 1955 per Vallecchi.
La sua edizione, più per adulti che per ragazzi, si segnala per il perfetto rigore formale, per la ricchezza dei riferimenti e per la novità dell’interpretazione.
Riserviamo un posto a parte a Benito Jacovitti, che nel 1964 disegna per la terza volta Pinocchio.

Cfr. Valentino Baldacci, Andrea Rauch - PINOCCHIO E LA SUA IMMAGINE - Giunti Marzocco. Firenze, 1981

lunedì 2 gennaio 2012

Pinocchio cuore di legno

Vista la mia grande passione per Pinocchio cosa c'è di meglio per cominciare l'anno che questa meravigliosa pinocchiata?
(Per i non addetti ai lavori le pinocchiate sono storie scritte da autori diversi da Collodi che hanno per protagonista Pinocchio)

Sceneggiatura: Pietro Spirito
Disegni e copertina: Nadia Zorzin
Editore: Fernandel
Data di uscita: Settembre 2011
N° Pagine: 128
Prezzo: € 12,00

Ognuno di noi avrà, almeno una volta in vita sua, letto o sentito parlare di Pinocchio, burattino dissennato e bugiardo che dopo numerose vicissitudini, narrate da Carlo Collodi nel romanzo “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino”, si trasforma in un ragazzo in carne e ossa saggio e buono.
Nessuno però, si è mai preso la briga di raccontare cosa succede quando il protagonista, dopo essere diventato un “bambino vero”, cresce, studia, diventa uomo, trova un lavoro, mette su famiglia e affronta le responsabilità di ogni giorno.
A questo ovvia la graphic novel “Pinocchio cuore di legno”, moderna rilettura estremamente violenta e realistica della favola di Collodi, distribuita in tutte le fumetterie e librerie italiane da Fernandel.
Questo volume, usando l'espediente di un paziente che durante una seduta racconta al suo analista la storia appresa quando era bambino da un burattino con le fattezze di Pinocchio trovato in una soffitta, parla dello smarrimento e della fragilità dell'uomo contemporaneo che è sempre più soggetto a sentimenti come avidità e potere che lo fanno cadere vittima di criminali che, con la promessa di una vita facile e agiata, lo portano alla distruzione.
Oltre a Pinocchio in questo libro si trovano molti personaggi di contorno, che compaiono anche nel romanzo originale, come: Geppetto, il Gatto e la Volpe, Lucignolo, Mangiafuoco, l'omino di burro e la fatina che, con una morale opposta a quella dell'opera di Collodi, tornano come terribili metafore che segnano i limiti del vivere moderno.
Questa storia originalissima, in cui i testi del giornalista e scrittore triestino Pietro Spirito sono accompagnati dai disegni, caratterizzati da un tratto semplice e continuo, della grafica e illustratrice Nadia Zorzin, sembra voler suggerire questo messaggio: “Chi nasce con un cuore di legno non può davvero cambiare il suo destino”.
L'unico sentimento che può riscattare l'uomo da un'esistenza grama è l'amore.
Per vicende estranee alla sua volontà però il protagonista rifiuterà questa emozione votandosi così all'autodistruzione.
Alla luce di quanto scritto si può affermare quindi che la lettura di questo racconto a fumetti sia estremamente consigliata oltre che per chi voglia leggere la vicenda di Pinocchio sotto un ottica diversa anche per chi voglia avere uno spaccato preciso della vita della moderna umanità.