sabato 21 maggio 2011

Pinocchio viareggino

Nel 1946 fu girato a Viareggio,  con il contributo di grandi attori, tecnici e di semplici amanti del cinema, un lungometraggio, che sarebbe dovuto uscire l'anno dopo, ispirato al romanzo di Collodi "Le avventure di Pinocchio".
Diretto da Giannetto Guardone, avvocato del luogo che si è calato alla perfezione nel ruolo di regista, nel film troviamo nella piccola parte del "Pescatore verde" un poco riconoscibile, per il trucco, Vittorio Gassman, alla sua quarta esperienza cinematografica.
Altri attori famosi di quel periodo hanno recitato in questa pellicola.
Mariella Lotti infatti presta il suo volto alla fatina, Erminio Spalla a Mangiafuoco, Luigi Pavese impersona Mastro Ciliegia, Dante Maggio interpreta un gendarme mentre Augusto Contardi Geppetto.
Per mostrare l'importanza di questo lungometraggio e la validità del cast che vi ha collaborato riporto di seguito un articolo, scritto dall'esperto di cinema Giovanni Ferreri, tratto dalla rubrica "Cinema & Cinema" del sito Viareggiok.

Locandina del film "Le avventure di Pinocchio

CARRISTI E CARNEVALE, MA ANCHE CARRISTI E CINEMA

Carnevale di Viareggio 1990, la riproposta di un film girato a Viareggio nel 1946 con  l’apporto fondamentale di artisti viareggini: "Le avventure di Pinocchio" di Giannetto Guardone attira l’attenzione  e le tecamere della Rai.
Nel 1937 un pò’ per gioco, un pò’ sul serio Giuseppe Zacconi, Giannetto Guardane insieme ad altri amici viareggini avevano realizzato: "Pioggia d’estate", il primo film a 35 mm diretto da M. Monicelli, storia di un fugace amore estivo.
Nel 1946 lo stesso gruppo di appassionati di cinema si ritrovò per dar vita a un progetto più ambizioso: la creazione di «Fiaba film» una società di produzione con il compito di trasferire su pellicola le più belle favole per bambini.
"Le avventure di Pinocchio", era il racconto più amato dai ragazzi di allora.
Giuseppe Zacconi cominciò a scrivere la sceneggiatura del film e si avvalse della consulenza- artistica di Paolo Lorenzini, nipote dello scrittore di Pinocchio, Carlo.
La Fondazione Carnevale e il Cineforum Viareggio nel 1990 nell’ambito della rassegna dedicata a V. Gassman inserirono, per gentile concessione della signora Ernes Zacconi, il film "Le avventure di Pinocchio" interamente realizzato a Viareggio nell’immediato secondo dopo guerra e che si avvalse della collaborazione di carristi, artisti e attori viareggini.
La regia fu affidata all’avvocato Gianni Guardane, la scenografia a Renato Santini, la fotografia a Carlo Fiore, il montaggio a Mario Serandrei, le musiche a Sandro Cicognini, la direzione di produzione a Ido Puccinelli e l’organizzazione generale a Giuseppe Zacconi e Giuseppe Pagliarini.
Occorsero sette otto mesi per girare il film, che doveva essere distribuito dalla società Minerva, la quale si era assunta l’onere di fare ventiquattro copie della pellicola, di curare il doppiaggio e di assumersi le spese pubblicitarie.
Purtroppo la Minerva fallì e con essa cessò di vivere anche la Fiaba film prima che "Le avventure di Pinocchio" venissero distribuite sul territorio nazionale.
Il cast era composto da qualche attore già affermato come Mariella Lotti od ormai sulla via della notorietà come ad esempio l’allora giovanissimo Víttorío Gassman, amico della famiglia Zacconi.
Altri attori vennero scelti a Viareggio tra i bambini e tra coloro che recitavano come dilettanti. «Fu un buon film – ricorda Giannetto Guardone – con il pregio di una notevole aderenza allo spirito dei Coliodi».
Pinocchio è un eroe libero e originale che contraddice la legge e si oppone alla norma, diverso in questo dalla visione deformante offerta dal Pinocchio di W. Disney e dalla versione del 1971 di Pinocchio per la regia di Comencini.
Il Pinocchio di legno fu costruito dallo scultore lnaco Biancalana.
I carristi viareggini collaborarono alla realizzazione delle maschere e dei trucchi dei Pinocchio.
La Balena ad esempio che sembrava viva, tanto era perfetta fu costruita con la cartapesta.
La scenografia fu affidata al pittore Renato Santini al quale dettero una mano Baroni e Musetti.
La mano di Santini si avverte particolarmente in alcune scene ancora oggi valide e suggestive.
Le riprese vennero fatte in varie località, mentre come studio per gli interni fu adattato il teatro Eden, che si prestò benissimo per realizzarvi la stanza della fata o per la festa dei burattini e delle maschere.
Un’altra scena ancor oggi fresca e viva fu realizzata alla spiaggia del vialone, allora deserto, trasformato in «il campo dei miracoli» con un albero in cartapesta realizzato dai carristi.
Altra scena di indubbia validità è la trasformazione di Pinocchio e Lucignolo in asini, anche se oggi può far sorridere per una certa ingenuità, avvezzi come siamo all’impiego a dismisura degli effetti speciali.



Giovanni Ferreri

Per chi volesse leggere l'articolo nella sua collocazione originaria:
http://www.viareggiok.it/carristi-e-carnevale-ma-anche-carristi-e-cinema/

martedì 17 maggio 2011

Pinocchio

L'appartenenza di un mio caro amico alla compagnia che mette in scena questo spettacolo, mi dà in questo frangente l'occasione di parlare di una rappresentazione teatrale molto bella e complessa ispirata al romanzo che è l'argomento centrale di questo blog.



Pinocchio locandina

 Produzione: Teatro del Carretto
da: Carlo Collodi
Adattamento e regia: MARIA GRAZIA CIPRIANI
Scene e costumi: GRAZIANO GREGORI
Suoni: HUBERT WESTKEMPER
Luci: ANGELO LINZALATA
Anno: 2006
Attori:
Giandomenico Cupaiuolo, Elsa Bossi, Giacomo Pecchia, Giacomo Vezzani, Elena Nenè Barini, Nicolò Belliti, Jonathan Bertolai, Carlo Gambaro

Pinocchio, visionaria produzione del Teatro Del Carretto, nota compagnia toscana nata nei primi anni ottanta del XX secolo, è uno spettacolo che offre più livelli di lettura.
Questa rappresentazione nasce nel segno di un’avventura onirica nella quale convivono due anime, quella della commedia popolare e quella più plateale e commovente che sfiora il melò.
Pinocchio - afferma infatti la regista Maria Grazia Cipriani - è una sorta di maschera che ha in sè la commedia e allo stesso tempo la tragedia ed il melodramma.
Del personaggio, in questo frangente, si sottolinea proprio la natura ambiguamente teatrale in azione sullo sfondo di scenari enigmaticamente artificiosi e ingannevoli come, per citarne alcuni, la casa di Geppetto, la ribalta di Mangiafoco e il circo dei ciuchini nel Paese dei Balocchi.
Il protagonista agisce all’interno di una scena circolare, creata da Graziano Gregori che cura anche i costumi, con quinte che sono formate da una serie di assi di legno nere che creano una sorta di arena concepita come una gabbia, un recinto, che all’occorrenza diventa un vero e proprio circo nel quale il burattino sarà costretto ad esibirsi.
Da questa gabbia teatrale Pinocchio non può uscire se non alla fine, una volta che si è liberato della maschera, esemplificata dal suo naso.
Durante lo svolgersi dello spettacolo poi, incontra anche personaggi crudeli e inquietanti come il Gatto e la Volpe o l’Omino di burro e, dopo aver vissuto le peggiori disavventure, sente il bisogno di raccontare quello che è avvenuto.
Ma da questa incredibile serie di esperienze il burattino creato da Collodi sembra non voler mai imparare, per cui ha bisogno di ripetere a sè stesso e agli altri sempre le stesse cose.
Pinocchio è insomma un personaggio senza memoria, al quale l’esperienza non serve, non insegna niente.
E tutto questo avviene al cospetto di un padre, metafora di un creatore che esiste solo come bisogno o come senso di colpa, che non appare mai sulla scena se non sotto forma di una vecchia e logora giacca.
Diretto dalla geniale mano di Maria Grazia Cipriani, questo nuovo spettacolo del Teatro Del Carretto si fonda su un lavoro molto intenso e approfondito sugli attori di una straordinaria e affiatata compagnia formata da: Giandomenico Cupaiuolo, Pinocchio, Elsa Bossi, la Fatina, Giacomo Pecchia, Giacomo Vezzani, Nicolò Belliti, Jonathan Bertolai, Carlo Gambaro, Luana Gramegna.
Contribuiscono infine a dare allo spettacolo l’aura da sogno che lo contraddistingue anche i curatissimi suoni del pluripremiato fonico Hubert Westkemper e le luci di Angelo Linzalata.

Le bugie di Enrico Colombotto Rosso


Enrico Colombotto Rosso

Enrico Colombotto Rosso nasce a Torino nel 1925.
Nel 1948 incontra Mario Tazzoli con cui più tardi aprirà, sempre nel capolougo piemontese, la galleria Galatea che tratterà artisti del calibro di Giacometti, Bacon, Balthus.
Quelli che saranno i temi dominanti della sua pittura sono anticipati dalla “piccola storia per un bambino che aveva grandi orecchie e piccole zampe”, che scrive in questo stesso periodo e sarà pubblicata più tardi con il titolo di “Storie di Maghe per adulti”.
Nel 1950 compie il suo primo viaggio a Parigi, dove incontra Leonor Fini, Stanislao Lepri, K.A. Jelenski, già alla ribalta della scena internazionale e molto vicini a lui per tematiche e espressione artistica.
Queste amicizie dureranno tutta la vita.
Poi Vienna, Siviglia e gli Stati Uniti costituiscono per l’artista altri importanti punti di riferimento dove ha occasione di conoscere e stringere amicizie nell’ambiente artistico con grandi personaggi.
Nel frattempo espone nelle più importanti gallerie europee e statunitensi con mostre personali ed è regolarmente presente con le sue opere agli appuntamenti d’arte importanti, sia in Italia che in altri Paesi europei e negli Stati Uniti.
Si cimenta altresì nel cinema e nel teatro disegnando scene e costumi, ad esempio nel 1970 per l’opera teatrale “Le jeu du massacre” di Jonesco per il Teatro Stabile di Torino e per la “Danza di morte” di Strindberg.
Tra i primi critici e letterati che si sono interessati della sua opera, fin dagli anni Cinquanta, si trovano nomi di primo piano quali: Marziano Bernardi, Giuliano Briganti, Giovanni Carandente, Luigi Carluccio, Libero De Libero, Alain Jouffroy, Aldo Passoni, Giovanni Testori.
Nel 1991 lascia Torino per stabilirsi definitivamente a Camino, provincia di Alessandria, dove inizia una nuova vita di intenso lavoro artistico, mentre si occupa meno del mercato e dell’attività espositiva.
Realizza opere molto grandi, come il disegno alto due metri e lungo un chilometro.
È in questo momento che si libera totalmente delle esigenze del mercato ed ha così la possibilità di creare solo opere di carattere museale, non solo per le grandi dimensioni, ma soprattutto perché sono totalmente e autenticamente quelle che la sua immaginazione crea senza condizioni: sono immagini molto forti e spesso crude, se non violente per i colori, gli accostamenti (rossi sanguinei, neri, argenti) e le espressioni delle figure che “urlano” tutto il dramma interiore inconfessato dell’umanità.
Tra le  numerosissime mostre che Colombotto Rosso, uno dei massimi esponenti della pittura italiana contemporanea, ha tenuto nella sua carriera artistica, ha rivisitato l'opera collodiana nella personale dal titolo "Le bugie di Enrico Colombotto Rosso".

Alcune illustrazioni a china delle molte che erano esposte si possono vedere al seguente link:
http://www.mylivegallery.com/30292-2076630463-31.html

Si comincia!

Pinocchio visto dalla penna di Enrico Mazzanti
Da orami 16 anni colleziono libri illustrati e film ispirati al celebre burattino collodiano.
Visto che ormai sono arrivato ad una cifra considerevole, circa 100 libri e 50 film, e la passione non  accenna a diminuire, vorrei condividere uno spazio in cui parlare, con chi avrà voglia di segurimi, del personaggio di Pinocchio e delle mille sfaccettature a lui legate.
Detto questo due righe per presentarmi: nasco a Viareggio, ridente cittadina della riviera tirrenica in provincia di Lucca, dove da allora risiedo, nel 1979.
Mi interesso fin dalla più tenera età, anche grazie ad una famiglia che mi ha lasciato libero di fare  quello che mi appassionava, di tutto ciò che riguarda le immagini (fumetto, cinema, pittura, fotografia...), di musica e di letteratura di genere, soprattutto fantascienza, fantasy e letteratura gialla; prima come semplice fruitore e in seguito abbozzando lavori di critica, pubblicati su siti internet e su quotidiani locali.
Scrivo recensioni per il portale tematico: ThrillerMagazine (www.thrillermagazine.it) che si occupa di letteratura e cinema di ambientazione gialla e noir.
Ho collaborato al DizioNoir (Delos Books, 2006), con una sezione sul nero a fumetti e ho curato insieme a Mauro Smocovich il DizioNoir Fumetto (Delos Books, 2008) e, insieme a Graziano Braschi, un'antologia di racconti noir dal titolo Nero Toscana uscita nel 2010 per la Casa editrice Perrone Lab.
Un mio racconto breve dal titolo "Gli esami non finiscono mai" è stato pubblicato sull'antologia Riso nero: Gialli comici, brividi brevi e comici microcefali diversi modi per ridere in noir a cura di Graziano Braschi & Mauro Smocovich e ho da poco terminato la bozza definitiva di Capacità Nascoste, antologia di racconti thriller e noir che hanno per protagonisti portatori di handicap, curata da me con l'amico e scrittore disabile Sergio Rilletti.

Chiunque mi voglia contattare per scambiare pareri mi pò trovare ai seguenti rrecapiti:

Elio